venerdì 3 giugno 2011
Tutti quanti insieme salteremo in aria.. BUM!
10 motivi per essere antinucleare
1. Il nucleare è molto pericoloso
La tragedia di Chernobyl ha dimostrato la pericolosità di questa fonte di energia. Quell'incidente ha causato e causerà ancora nel futuro centinaia di migliaia di vittime e ancora oggi, a 25 anni di distanza, le ricerche scientifiche mostrano impatti sia sulla flora che sulla fauna. Cresce l'evidenza di leucemie infantili nelle aree vicino alle centrali nucleari.
2. Il nucleare è la fonte di energia più sporca
Le centrali nucleari generano scorie radioattive. Le scorie a vita media rimangono radioattive da 200 a 300 anni, le scorie a vita lunga anche migliaia di anni e non esiste ancora un sistema per la gestione in sicurezza delle scorie nel lungo periodo.
3. Il nucleare è la fonte di energia che genera meno occupazione
Gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare di Enel in termini energetici e creerebbero almeno 200.000 nuovi posti di lavoro "verdi" e dunque 10-15 volte l'occupazione indotta dal nucleare.
4. Il nucleare è troppo costoso
Secondo il Dipartimento USA dell'energia un EPR ("European Pressurized Reactor" o "Evolutionary Power Reactor") costa, in euro, 7.5 miliardi, una cifra ben maggiore rispetto a quanto propagandato da Enel e governo (4.5 miliardi). Se poi teniamo conto dello smaltimento delle scorie e dello smantellamento e bonifica degli impianti nucleari, i costi per noi e le future generazioni saranno ancora più elevati.
5. Il nucleare non è necessario
Entro il 2020 le fonti rinnovabili, insieme a misure di efficienza energetica, sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo di Enel sul nucleare, tagliando drasticamente le emissioni di CO2.
6. Il nucleare è una falsa soluzione per il clima
Il nucleare è una scelta inutile ai fini climatici, visto che le centrali saranno pronte certamente dopo il 2020 quando invece bisogna ridurre oggi le emissioni di gas serra. Investire sul nucleare sottrae risorse alle fonti davvero pulite.
7. Il nucleare non genera indipendenza energetica
Se il nucleare dovesse tornare in Italia, continueremo a importare petrolio per i trasporti e diventeremo dipendenti dall'estero per l'uranio e per la tecnologia, visto che il nuovo reattore EPR è un brevetto francese. E, comunque, la Francia leader del nucleare ha consumi procapite di petrolio superiore a quelli italiani.
8. Il nucleare è una risorsa limitata
L'uranio è una risorsa molto limitata destinata a esaurirsi in poche decine di anni. Nel caso venissero costruite nuove centrali, l'esurimento delle risorse di uranio si accelererebbe.
9. Il nucleare non ha il sostegno dei cittadini
Gli italiani hanno detto no al nucleare con un'importante scelta referendaria. Oggi i sondaggi di opinione rivelano che la maggior parte dei cittadini non vuole una centrale nucleare nella propria regione.
10. Il nucleare: più è lontano e minori sono i rischi
Alcuni sostengono che il rischio nuclerare c'è già, essendo l'Italia circondata da reattori. E' una affermazione scorretta: anche se non è mai nullo, il rischio per le conseguenze di un incidente diminuisce maggiore è la distanza dalla centrale. Le Alpi, come si è visto nel caso di Chernobyl, rappresentano una parziale barriera naturale per l'Italia.
martedì 31 maggio 2011
E adesso vattene!
Balla ciao
"Vinceremo al primo turno. Milano è fondamentale per dare sostegno al governo del Paese. E' impossibile che non sia governata da noi. Pisapia è un candidato da pazzi che vuole rifondare il comunismo" (Silvio Berlusconi, 7-5-2011).
"E se il Pd perdesse Torino e Bologna?" (Libero, 8-5).
"Non tutte le donne vengono per nuocere. La Letizia Moratti, per esempio, corre verso il secondo mandato e intende guadagnarselo con la solita grinta e con la solita tranquillità. Il lavoro ben fatto, da quando ha assunto incarichi pubblici, è una sua prerogativa. Non gridata, non sbandierata, considerata quasi ovvia" (Giuliano Ferrara, Il Giornale, 8-5).
"Aria di festa. Silvio alla riscossa. L'umore del premier è cambiato: la campagna elettorale in prima persona porta un recupero fenomenale di consensi. Il centrodestra vincerà ancora. Anche perché è l'unico ad avere un leader" (Vittorio Feltri, Libero, 12-5).
"Via le br dalle liste" (Libero, 13-5).
"Dopo Cofferati ora tocca a Fassino essere mandato a casa" (Maurizio Gasparri, Il Giornale, 13-5).
"Non è un voto ordinario per sindaci e presidenti di provincia: è un voto su di me e sul mio governo. E' un voto su cui si gioca il futuro mio e della mia legislatura" (Silvio Berlusconi, 14-5).
"Alle urne con un obiettivo: mandiamoli a casa. Amici dei terroristi di Hamas, amici dei terroristi di Prima linea, amici dei clandestini, dei centri sociali" (Alessandro Sallusti, Il Giornale, 14-5).
"Il Pd teme la disfatta e punta al pareggio" (Libero, 15-5).
"Sono i nostri a essere andati in massa a votare. Ancora una volta la spunteremo e sarà tutto merito mio e dell'impronta che ho dato a questa campagna" (Silvio Berlusconi, 15-5).
"Dai, un ultimo sforzo. Alta l'affluenza: gli elettori vogliono contare più dei pm" (Alessandro Sallusti, Il Giornale, 16-5).
"Se De Magistris va al ballottaggio mi suicido, ma non ci arriverà, non s'è mai visto un magistrato che arriva a fare il sindaco di una grande città" (Clemente Mastella, Radio2, 17-5).
"Rialzati e cammina. Silvio non è morto" (Vittorio Feltri, Libero, 18-5).
"Operazione rimonta: Albertini in campo per Letizia" (Libero, 19-5).
"Non è un terrorista, ma Pisapia fa paura" (Massimo de' Manzoni, Libero, 19-5).
"Arrestate De Magistris, punta a Palazzo Chigi" (Libero, 19-5).
"Napoli, Lettieri pensa alla carta Bertolaso" (Corriere della Sera, 20-5).
"Bossi ci tiene alle balle: il Senatur vuole riprendersi Milano. Torna la Lega di lotta" (Il Giornale, 23-5).
"Cara Moratti, ti spiego come recuperare" (Gianni Alemanno, Il Giornale, 23-5).
"Chi vota De Magistris è senza cervello" (Silvio Berlusconi, 25-5).
"Pisapia ora ha paura. La rimonta della Moratti. Il candidato del Pd teme il ritorno di fiamma del centrodestra" (Il Giornale, 26-5).
"Adesso sto con la Moratti e dico che può vincere, riconquistare la città. Sull'altro fronte vedo solo barbari e devastatori" (Vittorio Sgarbi, Corriere della Sera, 26-5).
"Un bell'applauso per Letizia Morattiiiiiii!" (Massimo Boldi dal palco del Giro d'Italia, 29-5).
"Denis, ti prego, convinci Berlusconi a non venire a Napoli a chiudere la mia campagna elettorale" (Gianni Lettieri a Verdini, La Stampa, 30-5).
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano, 31-05-2011
lunedì 30 maggio 2011
"Cibo", "luce" e "terra" nel vocabolario degli allevamenti industriali
Cibo e luce
Negli allevamenti intensivi è normale somministrare cibo e luce in modo controllato per aumentare la produttività, spesso a spese del benessere degli animali. In questo modo i produttori di uova riprogrammano l'orologio biologico delle ovaiole in modo da costringerle a cominciare a deporre le loro preziose uova più in fretta e, quel che è più importante, contemporaneamente. Ecco come un avicoltore mi ha descritto la procedura:
Non appena le femmine diventano adulte - che per le tacchine industriali vuol dire tra la ventitreesima e la ventiseiesima settimana e per le galline tra la sedicesima e la ventesima - le mettono nei capannoni e abbassano la luce; arrivano a tenerle al buio per ventiquattr'ore al giorno, sette giorni su sette. E le alimentano con una dieta molto povera di proteine, quasi da fame. Questo processo dura due o tre settimane. Poi accendono le luci sedici ore al giorno per le tacchine o anche venti per le galline, per convincerle che è primavera, e passano a una dieta altamente proteica. Così gli animali cominciano subito a deporre le uova. Ne hanno fatto una scienza tale che possono fermarla, avviarla e così via. Vedi, in natura, insieme alla primavera arrivano gli insetti e l'erba e le giornate si allungano; bè, è un sistema per dire agli uccelli: "Meglio cominciare a deporre. La primavera sta arrivando." Così l'uomo è andato a inserirsi in un meccanismo innato. E controllando la luce, il mangime e il tipo di alimentazione l'industria può costringere galline e tacchine a deporre uova tutto l'anno. Ed è quello che fanno. Le tacchine adesso arrivano a deporre centoventi uova all'anno e le galline oltre trecento. Cioè due o tre volte quante ne deporrebbero in natura. Dopo il primo anno di produzione le uccidono perché nel secondo non deporrebbero altrettante uova: l'industria ha stabilito che è più economico macellarle e ricominciare daccapo che tenere e nutrire galline che depongono meno uova. Queste pratiche spiegano in gran parte perché al giorno d'oggi la carne di pollo e di tacchino sia così economica, ma gli animali ne soffrono.
Per quanto moltissime persone abbiano una qualche vaga idea della crudeltà degli allevamenti intensivi - le gabbie sono piccole, la macellazione è violenta - certe tecniche molto diffuse sfuggono al grande pubblico. Io non avevo mai sentito della somministrazione controllata di cibo e luce. E dopo averlo saputo, non ho mai più voluto mangiare un uovo convenzionale. Grazie al cielo ci sono le galline allevate a terra, giusto?
Allevato a terra
L'etichetta "allevato a terra" applicata a polli e uova - così come l'etichetta "allevato in libertà" applicata alla carne, ai prodotti lattiero-caseari e, occasionalmente, persino al pesce (tonno in libertà?) - è una stronzata. Non dovrebbe tranquillizzare più di "naturale al 100%", "fresco" o "magico".
Per essere considerati "allevati a terra", i polli da carne devono avere "accesso all'esterno", una definizione che, se presa alla lettera, non significa nulla. (Pensate a un capannone che contiene trentamila polli, con una porticina a un'estremità che dà su un fazzoletto di terra due metri per due, e la porticina è sempre chiusa, salvo eccezioni).
L'USDA (United States Department of Agriculture) non prevede una specifica per le galline ovaiole allevate a terra e si affida invece alle informazioni fornite dai produttori a sostegno di quanto dichiarano. Molto spesso, le uova deposte da galline allevate in modo intensivo - galline stipate l'una sull'altra in grossi capannoni desolati - sono etichettate come "uova di galline allevate a terra". (La dicitura "non in gabbia" è regolamentata, ma non vuol dire altro se non, alla lettera, che le galline non sono in gabbia.) Si può tranquillamente presumere che le ovaiole "allevate a terra" o "non in gabbia" siano debeccate, assumano farmaci e siano macellate in modo crudele una volta "esaurite". Potrei stipare un po' di galline sotto il lavello e definirle "allevate a terra".
Jonathan Safran Foer, "Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?", Guanda, 2010
Conoscere le uova: quando zero è il voto più alto.
Sento improvvisamente il bisogno di fare il punto sulle uova. Per questi motivi:
1) scommetto che molti non sanno che le tipologie di uova in vendita sono quattro, distinte a seconda di come vengono allevate le galline;
2) scommetto che a molti neanche interessa saperlo (e questo è peggio);
3) ultimamente sento sbandierare a destra e a manca la dicitura “uova di galline allevate a terra”. Concentriamoci sulla parola “terra”. Cosa vi fa venire in mente? A me prato, terra nuda, zolle di terra… cose così. Bene, peccato che nel linguaggio delle etichette, la dicitura “uova di galline allevate a terra” significhi in realtà “allevate in capannoni con luci sempre accese e una densità di 7/9 galline a metro quadro”. Potrà essere meglio che confinate dietro le sbarre come Hannibal the Cannibal, ma di certo non è una gran vita.
Ben vengano le inizative di chi (come ad esempio Coop) rifiuta di vendere col proprio marchio le uova di galline allevate in gabbia, però la dicitura “a terra” andrebbe quanto meno rivista perché ingannevole.Ma vediamo come si legge il codice di un uovo. Guardate l’immagine [qui sotto], il codice più importante è il primo, cioè quello sulla tipologia di allevamento. Come diceva Guzzanti, “Sapevatelo!”. D’ora in poi, tutti liberissimi di scegliere le uova da galline carcerate, l’importante è esserne consapevoli.
In genere quando rompo le scatole con questo genere di discorsi mi si replica “eh ma se tutti gli allevamenti di galline fossero all’aperto non ci sarebbero abbastanza uova per tutti”. Balle. A parte constatare che gli alimenti marciscono ogni giorno a tonnellate, basterebbe semplicemente smetterla con la pretesa di vedere sempre pieni gli scaffali.
Le uova son finite perché le galline allevate all’aperto sono stitiche? Amen: per un giorno si farà a meno di uova!
Immagini: promiseland.it, riciardengo.blogspot.com,
lavocedeisenzavoce.myblog.it, e-coop.it
domenica 29 maggio 2011
Fifty - fifty
"Sembra impossibile
e invece è banale in realtà,
per essere indivisibile devi sentirti metà..
E sembra improbabile
e invece è geniale in realtà,
doversi dividere per raggiungere l'unicità!"
Daniele Silvestri, "Fifty-fifty", S.C.O.T.C.H. 2011
sabato 28 maggio 2011
Ma che domande!
"Che modi" borbottò Beppe guardandosi attorno nei sontuosi locali del periodico mondano. "Prima t'invitano a fare una cosa e poi protestano se la fai."
"Ma nessuno vi ha invitato a domandarmi certe cose!" strepitò la contessa Marta con le gote imporporate di sdegno e di pudico rossore.
"Come no?" fece Antonio. "Sono questi o non sono questi gli uffici del periodico d'arte, moda e mondanità La vita in rosa?"
"Sono questi" fece la contessa Marta. "E con ciò?"
"Un momento" continuò l'altro. "E' lei o non è lei che scrive in questo periodico firmandosi Nirvana?"
"Sono io" disse la contessa con fierezza "e me ne vanto. Si tratta di un periodico di larga diffusione, che entra nelle migliori famiglie."
"Questo non m'interessa" proseguì il visitatore, impassibile.
[...]
Mise sotto gli occhi della dama un numero del periodico, indicando un trafiletto. "E' lei che ha scritto questo?" domandò.
"Sono io" disse la signora, sbirciando il giornale.
"E dunque!" esclamò l'altro con un tono che non ammetteva repliche. "Se so leggere, non ho sbagliato. Legga."
"Che cosa?"
"Questo."
"Ebbene?"
"Legga quello che lei ha scritto."
"Ma nessuno vi ha invitato a domandarmi certe cose!" strepitò la contessa Marta con le gote imporporate di sdegno e di pudico rossore.
"Come no?" fece Antonio. "Sono questi o non sono questi gli uffici del periodico d'arte, moda e mondanità La vita in rosa?"
"Sono questi" fece la contessa Marta. "E con ciò?"
"Un momento" continuò l'altro. "E' lei o non è lei che scrive in questo periodico firmandosi Nirvana?"
"Sono io" disse la contessa con fierezza "e me ne vanto. Si tratta di un periodico di larga diffusione, che entra nelle migliori famiglie."
"Questo non m'interessa" proseguì il visitatore, impassibile.
[...]
Mise sotto gli occhi della dama un numero del periodico, indicando un trafiletto. "E' lei che ha scritto questo?" domandò.
"Sono io" disse la signora, sbirciando il giornale.
"E dunque!" esclamò l'altro con un tono che non ammetteva repliche. "Se so leggere, non ho sbagliato. Legga."
"Che cosa?"
"Questo."
"Ebbene?"
"Legga quello che lei ha scritto."
La nobile dama lesse, rilesse, concentrandosi nell'attenzione, per cercar di capire in che cosa consistesse quello che, secondo l'altro, aveva autorizzato la di lui sconveniente domanda. Alla fine si strinse nelle spalle. "Io" mormorò "non ci trovo niente che possa giustificare..."
"Ah, non ci trova niente?" strepitò l'altro. "Non ci trova niente? E allora le leggerò io quello che lei ha scritto. Il suo trafiletto termina con le parole: 'Se avete quesiti da porci, rivolgetevi a me che sono qui per soddisfarvi'."
"Ebbene?" borbottò la contessa.
"Quesiti da porci!" strepitò il visitatore.
La contessa impallidì. "Ma no!" gemé. "Con la 'o' stretta, e non con la 'o' larga."
"Come sarebbe a dire?" fece l'altro.
"Voce del verbo 'porre'" spiegò la scrittrice con un fil di voce.
"Se avete quesiti da porci, e non da pòrci." E cadde svenuta mentre il visitatore rileggeva la frase incriminata.
"Che posso sapere," borbottava fra sé "che posso sapere io, leggendo, se una vocale è stretta o larga? Io credevo con la 'o' larga! Ho letto: 'una domanda da pòrci', e ho rivolto una domanda da porco."
Achille Campanile, "Manuale di conversazione", BUR, 1999
Iscriviti a:
Post (Atom)